Quando nel 2002 entrai nello studio di Antonio non sapevo minimamente cosa aspettarmi, avevo sentito parlare di lui da alcune amiche. Omeopata, veggente, un misto fra un santone e un medico, e io che sono sempre stata una persona molto curiosa dissi a me stessa: “andiamo a sentire cosa mi racconta”. La cosa bizzarra è che quest’uomo venuto da lontano e dall’aspetto insolito, non sapeva nulla di me, ma ciò che mi disse mi stupì profondamente: “le tue origini sono veneziane, la datazione fine 1500 inizi 1600, la tua antenata era una cortigiana onesta, commerciante in tessuti. Lei era molto nota al tempo per le sue grandi capacità, da lei arrivavano da tutto il mondo conosciuto per farsi preparare i corredi nuziali, le sue tessitrici erano fra le più qualificate, farsi fare il corredo da lei era garanzia di benessere, simbolo di potere, segno d’onore.
le tue origini sono veneziane, la datazione fine 1500 inizi 1600, la tua antenata era una cortigiana onesta, commerciante in tessuti
Biancheria intima, ombrelli e tende, tappeti e reti contro le zanzare potevano essere oggetti strettamente utili, ma potevano anche assumere il ruolo di mezzo per rendere manifesta una certa situazione o una certa volontà. Rimasi molto sorpresa da questa sua esternazione ma, nonostante tutto, poco dopo iniziammo a parlare della mia professione in senso stretto. Vi confesso che molte delle cose che in questi quindici anni a seguire sono accadute, lui me le predisse con estrema precisione e con una “spaventevole” dovizia di dettagli, tanto che nell’ultimo periodo mi sono messa alla ricerca della mia antenata cortigiana. Le risposte sono arrivate da sole , ma questa è un’altra storia di cui al momento non vi voglio ancora raccontare…
Il tessuto ha sempre fatto parte della mia vita e in ogni occasione cerco una correlazione tessile con quello che faccio: se visito una città cerco il “filo”.
Ad esempio lo scorso week-end a Torino mi sono imbattuta nella Sindone, venerata come la più sacra reliquia del cattolicesimo, dove sono rimasta ore rapita ad osservare questa tela di lino con impressa l’immagine di Gesù. Il termine sindone deriva dal greco e significa ampio tessuto, come può essere un lenzuolo, e poteva essere in lino di buona qualità o in tessuto d’India.
se visito una città cerco il “filo”
Emozionata di fronte al messaggio che mi stava trasmettendo ho ragionato che in tutti i tempi e in tutti i luoghi il tessuto è stato una presenza costante nella vita dell’uomo. Se ci pensate i più celebri episodi del vecchio e del nuovo testamento ci descrivono fasce di neonati, la veste multicolore di Giuseppe, il velo di Veronica…
Nel taoismo l’andare e il venire della spola riecheggia le fasi del respiro, gli indiani paragonano l’ordito al mondo e la trama al progredire del tempo, per l’Islam il telaio incarna la struttura del cosmo, le donne Maori si sottopongono a riti purificatori prima di cominciare il lavoro di tessitura.
Un’altra cosa che mi capita sovente è quella di osservare le tende e i rivestimenti delle case in cui entro, la casa sta dove sta il cuore, e in molte culture l’ambiente personale è in stretta relazione con uno stato psicologico. Quando entro in un ambiente o in una casa, osservando come sia stata decorata, posso percepire se in essa ci viva una persona creativa o razionale oppure se ci sono dei bambini o degli animali. Anche i popoli meno legati al territorio, come le tribù nomadi, avvertono la necessità di ricreare l’ambiente familiare nei territori estranei decorando ogni nuovo luogo di sosta con tessuti tramandati da generazione a conservati con estrema attenzione.
Nel piccolo bed and brekfast dove ho alloggiato durante il mio soggiorno a Torino le tende hanno sicuramente catalizzato la mia attenzione: delicati fiorellini a rivestire letti e poltrone, sete indaco e giallo drappeggiate alle finestre mi hanno riportato alla mente il poema d’amore di John Donne
“Vecchio pazzo , indocile sole affaccendato , perché ci fai visita attraverso le finestre e le cortine? Devono le stagioni degli amanti correre secondo i tuoi movimenti?“
Questo ci ricorda che molto prima che i drappeggi adornassero le finestre pendevano dai letti creando l’unico luogo privato per i momenti di relativa solitudine o intimità. Nelle locande ottocentesche persone del tutto sconosciute venivano messe insieme a dormire nella stessa stanza in letti semplicemente riparati da tendaggi, se ci pensiamo oggi i ” Commuter hotel” giapponesi sono un ritorno, nell’era spaziale ,a questo tipo di frugale sistemazione alberghiera, dove ciascun ospite occupa un cubicolo non più grande di un letto. Questa impressionante sistemazione mi ha lasciato sorpresa quando ho affrontato il mio viaggio a Tokyo, sicuramente il popolo giapponese non soffre di claustrofobia.
Chiudo i miei pensieri tessili con una citazione di Shakespeare, da sempre narratore di stoffe e fili d’argento: “ …la trama della vita è un filo variegato, il bene e il male insieme “